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Alla scoperta del Collegio dei Probiviri.

Parliamo del Collegio dei Probiviri del Sindacato Nazionale. L’art. 32 dello Statuto SNA sancisce che la “carica e la Presidenza del Collegio dei Probiviri è incompatibile con l’appartenenza al comitato dei Gruppi aziendali”.
Questo è quello che dice lo Statuto. Poi c’è il “Re” che è libero di decidere se rispettarlo o meno questo Statuto, tant’è che a presiedere il Collegio dei Probiviri SNA c’è proprio un appartenente al Comitato dei Gruppi agenti in quanto Presidente del Gruppo Agenti Professionisti Cattolica.
Se lo Statuto contempla una incompatibilità tra la carica di membro del Collegio dei Probiviri e l’appartenenza al Comitato dei Gruppi aziendali, ci sarà un motivo.
Il motivo è individuabile nel fatto che l’appartenenza ai Gruppi aziendali presuppone una vicinanza o, quantomeno, una contiguità politica con le posizioni dell’Esecutivo Nazionale.
Se poi è facoltà 
dell’Esecutivo Nazionale nominare un altro componente effettivo del Collegio, è palese che gli equilibri risultano quanto mai sottili. Parliamo infatti di due membri su cinque potenzialmente allineati sulle posizioni dell’Esecutivo Nazionale in caso di deferimento proposto dallo stesso.
Se il membro in quota EN è pure un consulente SNA nonché un abile Avvocato, come nel caso di specie, potrebbe chiudersi il cerchio visto che l’influenza del Presidente abbinata all’arringa del Professionista, potrebbe condizionare il Collegio stesso. D’altronde è sufficiente convincere un solo membro per ottenere la maggioranza assoluta (tre su cinque).
Ma v’è di più. Se gli altri tre membri effettivi sono degli attempati pensionati, che all’uopo vengono tirati in ballo e magari convinti di essere protagonisti di una storica missione di salvataggio del mondo SNA dai “cattivoni”, il gioco è bello che fatto: si può espellere chiunque a piacimento, anche con unanimità di consensi. Non c’è che dire, il Collegio dei Probiviri se lo sono costruito a loro uso e consumo e, a dirla tutta, sembra proprio uno strumento per eliminare avversari politici.
Magari sono solo nostre elucubrazioni mentali (può essere), ma abbiamo la pessima abitudine di analizzare gli eventi secondo criteri logici ed ai dubbi di cui sopra si aggiungono i fatti.
I fatti ci raccontano di un Esecutivo Nazionale SNA che deferisce tre Presidenti di altrettanti Gruppi aziendali al Collegio dei Probiviri che, senza indugio, provvede alla loro espulsione. Senza entrare nel merito del provvedimento, ci limitiamo ad alcune fastidiosissime considerazioni logiche.
Se un Collegio dei Probiviri (già in difetto nella sua composizione), sanziona con il più grave dei provvedimenti (espulsione) tre iscritti che ricoprono un ruolo importante, è lecito pensare che quantomeno esso sia in possesso di comprovati riscontri documentali e comportamentali, tali da rendere questa “sofferta” decisione assolutamente inevitabile.
Per farla breve, parliamo di gravissime manchevolezze, colpa grave, violazioni incompatibili anche con il codice civile e/o penale, oltreché deontologicamente inammissibili.
L’oggettività di queste prove e la loro obiettiva valutazione non può dar luogo a due pareri sostanzialmente molto differenti tra loro, come invece accaduto.
Se infatti per i tre “imputati” che nel loro ruolo si sono caratterizzati per un identico gravissimo comportamento, il verdetto di espulsione non può che essere confermato dal successivo grado di giudizio rappresentato dalla “Commissione Nazionale di Deontologia Professionale”.
Se per due di loro, l’espulsione viene rivista, è evidente che siamo al cospetto di una iniziale scelta ritorsiva nei confronti di tutti e tre e di uno in particolare.
Ma ciò che è ancor più evidente è il “pastrocchio” creato dallo SNA.
Volendo fare un parallelo, è come quella Compagnia che s’inventa una giusta causa per far fuori un agente che magari si è solo macchiato del “reato di opinione”, oppure di “lesa Maestà” nei confronti di qualche dirigente.
Se un atteggiamento del genere lo tiene un’Impresa Assicurativa, lo SNA lo censura e ne denuncia la scorrettezza. La domanda sorge spontanea: se invece un comportamento analogo lo tiene il Sindacato Nazionale nei confronti dei suoi iscritti, potremmo sottoporre il Sindacato stesso al giudizio di un ipotetico “Collegio di coscienza e coerenza”? che ne dite? Secondo voi verrebbero assolti o sanzionati, visto che anche in questo caso ricorrerebbero gli estremi del “reato di opinione” e/o di “lesa Maestà”?