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Giustizia

Le sentenze a conferma della giusta causa intimata ad un agente.

C’è un agente che si è visto recentemente confermare in Appello la revoca per giusta causa intimatagli dall’ex Compagnia mandante.
La causa è risultata sostanzialmente compromessa per effetto del ricorso suggerito e promosso dall’Avv. Cauzzi presso il CUNCA (acronimo di Collegio Unico Nazionale Conciliazione ed Arbitrato), Istituto introdotto dall’art. 18 bis ANA 2003.
Il consulente in questione è socio dello Studio milanese Ludolex di cui fa parte anche l’Avvocato Martinello e che sembra godere di buoni auspici presso il Sindacato Nazionale Agenti.
Questi consulenti legali appartengono ad una ristrettissima cerchia di avvocati SNA, fra i quali ce n’è uno in particolare che 
con effetti speciali “appare” all’improvviso ai clienti per mezzo di librerie a parete che ruotano a scomparsa (uno spettacolo cui assistere almeno una volta nella vita !) e che fissa appuntamenti in Studio agli agenti anche il 6 gennaio… mentre però è in montagna a sciare (un personaggio stravagante insomma !).
Fra i tanti misteri del mondo SNA, magari un giorno lor signori spiegheranno quali sono i criteri per far parte di questo ristrettissimo “cerchio magico” ed acquisire il titolo di “inamovibile Avvocato SNA”. Chissà, magari qualche altro Avvocato in giro per l’Italia, forse anche più bravo ed attento, potrebbe aspirare a questa condizione “usque ad aeternum” premiata sia dal fondo cassa del Sindacato che dalle parcelle riconosciute privatamente dagli agenti che vengono loro indirizzati.
Ma veniamo alla vicenda odierna che così si può riassumere.
Siamo al cospetto di un ricorso arbitrale promosso presso un Collegio Unico Nazionale di fatto inesistente in quanto al momento del ricorso privo delle prescritte autorizzazioni da parte di Ania e Sna ai tre Arbitri. Un Collegio per il quale il Sindacato non si preoccupa di rendere pubblico il mancato rinnovo degli incarichi ed al tempo stesso l’Avvocato fiduciario SNA vi propone un ricorso senza neanche verificare la legittimazione del Collegio stesso.
Un cocktail di approssimazione e superficialità.
Ne è conseguito all’epoca un Lodo a nostro giudizio ambiguo che tuttavia ha confermato la giusta causa di recesso intimata dalla Compagnia. Il Lodo è diventato dirimente ai fini delle cause civili poi instaurate dall’ex agente.
A fronte dell’ingiustizia subita infatti l’agente non si è arreso, ma sia il Giudice di Prime cure che la Corte di Appello hanno cavalcato e confermato quel Lodo arbitrale emesso da un Collegio non autorizzato da nessuno.
Sta di fatto che il semplice ricorso a questo inesistente CUNCA, suggerito dall’Avvocato dello SNA, ha determinato disastri a catena. A nulla infatti sono valsi agli occhi dei Giudici i dispositivi del Collegio di garanzia dell’IVASS che non ha proceduto alla radiazione dell’agente, a nulla sono valsi i procedimenti penali nei quali l’agente viene completamente scagionato, a nulla è valso il fatto che quel povero agente non si sia appropriato neanche di un centesimo dei soldi della Compagnia. L’agente si è semplicemente macchiato del reato di contestazione circa l’operato dell’ex mandante.
Pesa come un macigno il Lodo di un (presunto) Collegio Unico Nazionale che, peraltro, da quando fu costituito, ha visto il monopolio ininterrotto di tre Arbitri che non sono mai stati sostituiti e/o integrati (un po’ come accade oggi nel rapporto SNA/consulenti legali).
Parliamo di tre Arbitri che non hanno mollato quelle poltrone neanche quando le parti (Ania, Sna ed Unapass) non hanno più rinnovato loro gli incarichi. Imperterriti hanno continuato ad accogliere da tutta Italia i ricorsi di agenti revocati per giusta causa come se nulla fosse e, soprattutto, hanno continuato a raccogliere parcelle per decine e decine di migliaia di euro come se nulla fosse.
Il tutto con l’avallo dello SNA, i cui avvocati hanno pure contribuito ad implementare questo collaudato sistema di “raccolta di parcelle” suggerendo e proponendo ricorsi al CUNCA. Non è un caso che codesto Istituto sia sparito anche dalla proposta di rinnovo dell’ANA da parte del Sindacato, ad ennesima dimostrazione di un Accordo Nazionale scritto male ed interpretato peggio.
Sta di fatto che il Cauzzi si è incassato dall’agente la sua bella parcella da 13.000,00 euro. Sempre il povero agente ha pagato agli arbitri del CUNCA i cospicui 5.000,00 euro a titolo di anticipo, mentre il resto lo hanno percepito dalla Compagnia grazie anche alle modifiche apportate da SNA e ANIA alla norma del 18 bis ANA con successivo protocollo d’intesa del 2005.
Le parti contrattuali infatti si sono premurate di tutelare gli interessi economici degli arbitri del CUNCA, per cui se l’agente soccombente non avesse pagato la loro parcella, sarebbe intervenuta generosamente la Compagnia a saldare il conto (!).
Per contro, il povero agente dopo aver pagato tutti, ha “incassato” il suo cospicuo danno economico, professionale, di immagine e di salute.
Evviva l’ANA, evviva il CUNCA, evviva lo SNA ed il cerchio magico dei suoi Avvocati.